Il Programma per la Calabria

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Un cambiamento necessario

La Calabria è la regione meno sviluppata del Paese. Lo è per ragioni storiche, ma anche per responsabilità delle sue classi dirigenti. Il divario tra la Calabria e le altre regioni non è, infatti, solo economico, ma riguarda anche, o forse soprattutto, la qualità dei servizi pubblici offerti ai cittadini: si pensi, per esempio, alla sanità. La Calabria ha molte risorse ambientali, culturali, economiche. Ma queste sue risorse, che potrebbero farle superare la condizione di ritardo economico in cui si trova, sono ancora largamente inutilizzate: il turismo, pur in crescita, non esprime appieno le sue potenzialità; i beni culturali e ambientali sono scarsamente valorizzati; le imprese non trovano adeguato sostegno nelle politiche pubbliche; il porto di Gioia Tauro rimane una realtà isolata dal mercato locale e nazionale. Emigrazione e disoccupazione giovanile sono i sintomi più evidenti dei problemi economici della nostra terra.​Le case passive consentono un risparmio di energia per il riscaldamento degli ambienti e il raffreddamento fino al 90% rispetto al normale stock di edifici e oltre il 75% rispetto alle nuove costruzioni medie.

I segnali del cambiamento

Eppure qualche segnale positivo di cambiamento si nota. Molte imprese, superando le difficoltà del contesto locale, riescono a ritagliarsi nuovi spazi di mercato in Italia e all’estero. La Calabria è, poi, la regione in cui c’è la più alta percentuale di imprese giovanili. Un dato che evidenzia la volontà dei nostri giovani di restare in Calabria. A loro, al capitale più prezioso della nostra regione, bisogna offrire opportunità e risorse attraverso specifici interventi nella programmazione regionale.

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Un’opportunità per cambiare

Naturalmente, non tutti i problemi che assillano la Calabria dipendono dalle classi dirigenti regionali, ma in parte anche dalla politica nazionale. I dati mostrano come la Calabria, come le altre regioni del Sud, da anni riceva meno investimenti e meno risorse statali per abitante rispetto alle aree più ricche del Paese. Dati che contrastano con la retorica dell’assistenzialismo. Una retorica alimentata dalla Lega che, dopo aver offeso meridionali e calabresi, oggi vorrebbe illuderli con irrealizzabili promesse e vuoti slogan. La Calabria non chiede assistenza, ma equità. Perché la Calabria possa imboccare un percorso nuovo è necessario un cambiamento radicale nel modo di amministrare la nostra regione. C’è bisogno di rimuovere assetti di potere consolidati, metodi clientelari e favoritismi che, per il vantaggio di pochi, danneggiano la collettività. È necessario un modo nuovo di far politica che offra soluzioni concrete ai problemi e apra una prospettiva di crescita per la nostra regione. Non è un percorso semplice né immediato, ma è un percorso che è necessario avviare. Alla Calabria, con Amalia Bruni, si offre la possibilità di un cambiamento reale. Si offre un’occasione per immaginare, progettare, realizzare una regione nuova.

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